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Bundesgericht 
Tribunal fédéral 
Tribunale federale 
Tribunal federal 
 
 
 
 
{T 0/2} 
 
1B_9/2014  
   
   
 
 
 
Sentenza del 2 giugno 2014  
 
I Corte di diritto pubblico  
 
Composizione 
Giudici federali Fonjallaz, Presidente, 
Eusebio, Chaix, 
Cancelliere Crameri. 
 
Partecipanti al procedimento 
B.________, 
patrocinato dall'avv. Cesare Lepori, 
ricorrente, 
 
contro  
 
Amministrazione federale delle contribuzioni, Eigerstrasse 65, 3003 Berna.  
 
Oggetto 
procedimento penale, sequestro, 
 
ricorso contro la decisione emanata il 4 dicembre 2013 dalla Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale. 
 
 
Fatti:  
 
A.   
In data 20 febbraio 2012 l'Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), Divisione affari penali e inchieste, ha aperto un'inchiesta fiscale speciale nei confronti di A.________ e B.________, sospettati d'aver commesso personalmente gravi sottrazioni d'imposta e una frode fiscale avendo utilizzato, a scopo d'inganno, documenti falsi (art. 175 segg. e 186 della legge federale sull'imposta diretta del 14 dicembre 1990, LIFD), nonché d'aver partecipato a reati fiscali perpetrati da determinate società. Nei confronti di B.________ l'autorità inquirente procede pure per violazione alla legge federale sull'imposta federale diretta del 14 dicembre 1990 (LIFD; RS 642.11). Nell'ambito di queste inchieste, il 7 marzo 2012 essa ha emanato diverse decisioni di sequestro inerenti a conti bancari di alcune società e ad altri riconducibili a B.________, nonché a numerosi immobili di proprietà o comproprietà di quest'ultimo. 
 
B.   
Contro queste decisioni B.________ e K.________ SA sono insorti con reclami distinti dinanzi alla Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (TPF). Con un unico giudizio del 4 dicembre 2013, la stessa, congiunti i reclami, ha accolto quello presentato dalla società e respinto quelli di B.________, ponendo la tassa di giustizia di fr. 3'000.-- a carico di quest'ultimo. 
 
C.   
Avverso questa decisione B.________ presenta un ricorso in materia penale al Tribunale federale. Chiede, concessogli il gratuito patrocinio e l'assistenza giudiziaria, di annullare la decisione impugnata, di revocare i sequestri e di porre la tassa di giustizia e le ripetibili del criticato giudizio a carico dell'AFC. 
 
Non sono state chieste osservazioni al gravame, ma è stato richiamato l'incarto dal TPF. 
 
 
Diritto:  
 
1.  
 
1.1. Il Tribunale federale esamina d'ufficio se e in che misura un ricorso può essere esaminato nel merito (DTF 138 I 367 consid. 1).  
 
1.2. La sentenza impugnata conferma il sequestro di conti bancari e beni immobili di proprietà di B.________. Si tratta di una decisione resa in materia penale ai sensi dell'art. 78 cpv. 1 LTF e il gravame è ammissibile contro una decisione del TPF in materia di provvedimenti coercitivi (art. 79 LTF).  
 
1.3. Il ricorso, interposto entro 30 giorni dalla notificazione del testo integrale della decisione, tenuto conto che nel Cantone Ticino l'Epifania è designata come giorno festivo (art. 100 cpv. 1 LTF in relazione con gli art. 46 cpv. 2 e 45 LTF; DTF 138 IV 186 consid. 1.1 e 1.2), è tempestivo. La legittimazione del ricorrente è pacifica.  
 
1.4. Il giudizio impugnato concerne un provvedimento coercitivo ai sensi dell'art. 196 segg. CPP e, poiché non pone fine al procedimento penale (art. 90 seg. LTF), costituisce una decisione incidentale notificata separatamente ai sensi dell'art. 93 cpv. 1 LTF. Avverso la stessa, il ricorso è ammissibile soltanto alle condizioni dell'art. 93 cpv. 1 lett. a e b LTF, ossia, in particolare, quando può causare un pregiudizio irreparabile di natura giuridica (DTF 136 IV 92 consid. 4; 133 IV 139 consid. 4; sentenze 1B_326/2013 del 6 marzo 2014 consid. 2.2, destinata a pubblicazione e 1B_223/2010 del 15 luglio 2010 consid. 1.3.1, in: RtiD I-2011, pag. 117 segg.), circostanza resa verosimile dal ricorrente, il quale rileva che si tratterrebbe del blocco di tutti i suoi beni patrimoniali e immobiliari.  
 
1.5. La limitazione dei motivi di ricorso prevista dall'art. 98 LTF (misure cautelari) e le esigenze di motivazione richieste dell'art. 106 cpv. 2 LTF non sono applicabili nell'ambito dei ricorsi contro provvedimenti coercitivi ai sensi degli art. 196 segg. CPP (sentenza 1B_326/2013 citata, consid. 2.2; 137 IV 340 consid. 2.4, 122 consid. 2). Nella misura in cui il ricorso rispetta le esigenze di motivazione dell'art. 42 cpv. 2 LTF, il Tribunale federale esamina pertanto liberamente l'interpretazione e l'applicazione delle condizioni poste dal diritto federale per l'adozione di un sequestro.  
 
2.  
 
2.1. Il ricorrente contesta, in maniera del tutto generica, l'esistenza di sufficienti indizi di reato. Sostiene che il ritrovamento di certificati azionari di società, al dire dell'AFC a lui riconducibili, che si sono succedute nella gestione dell'esercizio pubblico adibito a postribolo e nel cui ambito non sarebbero stati contabilizzati tutti gli incassi, e pertanto non dichiarati al fisco, non proverebbe ch'egli ne sia effettivamente il proprietario. Dalle ricevute di due società non risulterebbe inoltre a che titolo egli le avrebbe ricevute. Sarebbe pertanto arbitrario ritenere ch'egli sarebbe azionista di dette società per il solo fatto che il suo nominativo figura su una ricevuta e di ritenerlo partecipe anche delle altre, in relazione alle quali non vi sarebbe alcuna ricevuta firmata. Adduce poi che pure dalle testimonianze di E.________ non si potrebbe dedurre un sospetto di reato a suo carico: il fatto ch'egli avrebbe offerto a questi la carica di amministratore di una società, non significherebbe ancora ch'egli sia azionista della stessa. Al riguardo, tuttavia, il ricorrente neppure tenta di spiegare su quale base avrebbe potuto affidargli tale mandato. Sostiene infine che l'eventuale consegna di denaro di dette società nelle sue mani sarebbe irrilevante.  
 
2.1.1. Il TPF, rilevato che secondo la sentenza del Tribunale federale 1S.5/2005 del 26 settembre 2005 i risparmi d'imposta possono essere oggetto di confisca (consid. 7; vedi pure sentenza 1B_785/2012 del 16 ottobre 2013 consid. 7), ha ricordato che nelle fasi iniziali dell'inchiesta non ci si deve mostrare troppo esigenti a proposito del sospetto di reato, essendo sufficiente che il carattere illecito dei fatti rimproverati all'imputato appaia verosimile. Quale semplice misura procedurale provvisoria, il sequestro non pregiudica inoltre la decisione materiale di confisca. Diversamente dal giudice del merito, il TPF ha ritenuto, richiamando la DTF 124 IV 313 consid. 4, che non deve esaminare in maniera definitiva le questioni di fatto e di diritto.  
 
Ha poi osservato che dall'inchiesta emergerebbe un susseguirsi di società riconducibili al ricorrente e al suo "socio" A.________, oggetto di un procedimento parallelo (cause 1B_7/2014 e 1B_8/2014 decise in data odierna), che si sarebbero avvicendate nella gestione del postribolo "C.________" di X.________, non contabilizzando e quindi non dichiarando al fisco l'integralità degli incassi effettuati sia per l'attività del bar sia per quella d'affittacamere. In seguito al ritrovamento di alcune cassette di sicurezza, appartenenti agli indagati, sono stati reperiti certificati azionari relativi alle numerose società succedutesi nella gestione dell'esercizio pubblico, riconducibili agli inquisiti. Dallo schema riassuntivo prodotto dall'AFC dinanzi al TPF, risulta che sono state ritrovate azioni di dette società appartenenti al ricorrente. Da diversi verbali di interrogatorio di D.________ emerge inoltre la qualità di azionisti sia del ricorrente sia dell'altro indagato, indicati come amministratori delle società che gestivano il postribolo. 
 
2.1.2. Il responsabile della gestione di C.________, sentito quale persona informata sui fatti, ha inoltre dichiarato che gli incassi venivano portati in ufficio da D.________, che li consegnava ai due indagati, i quali gli chiedevano di distruggere i documenti. Consegnava loro pure gli incassi delle camere. Ha precisato inoltre che determinate fatture venivano pagate "in nero", utilizzando denaro contante proveniente direttamente dalla cassa del bar. Il TPF ne ha dedotto che nella gestione del bar e delle camere veniva contabilizzata solo una parte della cifra d'affari conseguita: le società di gestione venivano utilizzate solo per un tempo determinato e poi svuotate di ogni attivo, costituendone in seguito altre, con un avvicendamento frenetico. La differenza tra i redditi dichiarati e quelli effettivamente conseguiti veniva poi versata agli azionisti, in primo luogo ai due indagati, sebbene finora l'AFC non sia ancora riuscita a stabilire esattamente su quali conti bancari pervenivano le somme sottratte al fisco. Le presunte infrazioni risulterebbero anche dalla dettagliata ricostruzione effettuata dall'autorità inquirente. Il TPF ha quindi ritenuto l'esistenza di sufficienti indizi di reato.  
 
2.2. Il ricorrente ritiene manifestamente errato l'accertamento secondo cui le citate società sarebbero riconducibili a lui. Adduce inoltre di non essersi avvalso di fatture pagate in nero e di non aver manipolato o distrutto documentazione contabile o d'aver percepito redditi dagli esercizi pubblici, né d'essere stato gestore di fatto di quello litigioso. Con queste negazioni egli non dimostra affatto che l'accertamento dei fatti e la valutazione delle prove, in particolare delle citate testimonianze, sarebbero avvenuti in maniera insostenibile e quindi arbitraria (art. 105 cpv. 1 in relazione con l'art. 97 cpv. 1 LTF; DTF 136 I 184 consid. 1.2; 135 II 145 consid. 8.1). Egli non indica quali fatti renderebbero inverosimile l'esistenza dei citati sospetti, né contesta con una motivazione conforme ai requisiti dell'art. 42 cpv. 2 LTF (DTF 139 I 306 consid. 1.2, 229 consid. 2.2; 138 I 171 consid. 1.4) i presunti profitti illeciti indicati dall'autorità inquirente, rimprovero con il quale, in particolare con la dettagliata indicazione del meccanismo truffaldino adottato dagli indagati esposta dall'AFC nelle osservazioni dinanzi al TPF, non si confronta del tutto. Pure dalle dichiarazioni rilasciate dal teste E.________ emergono chiari e sufficienti indizi di reato: esse rendono verosimile la tesi delle autorità inquirenti, i cui sospetti, con l'avanzare dell'inchiesta, dovranno viepiù essere confortati da ulteriori prove. Le critiche relative alla pretesa insufficienza di indizi di reato pertanto non reggono.  
 
3.  
 
3.1. Il ricorrente contesta poi la proporzionalità dei sequestri litigiosi poiché, al suo dire, vista la sostanziale differenza tra le stime ritenute dall'AFC e quelle da lui prodotte, tutti i fondi sequestrati sarebbero stati sottostimati. In siffatte circostanze il TPF avrebbe dovuto far allestire una perizia giudiziaria.  
 
3.2. Nella decisione impugnata l'istanza precedente ha compiutamente illustrato per ogni fondo posto sotto sequestro sia le stime ritenute dall'Ufficio cantonale di stima sia quelle degli esperti di parte. Ha poi spiegato la rinuncia ad assumere una perizia giudiziaria, ritenendola non necessaria, visto che non l'avrebbe condotta a modificare il suo giudizio. Nell'ambito di questa valutazione anticipata delle prove, le spetta un vasto margine di apprezzamento e il Tribunale federale interviene solo in caso di arbitrio, ciò che il ricorrente non rende verosimile nella fattispecie (DTF 136 I 229 consid. 5.3; 134 I 140 consid. 5.3).  
Egli sostiene, a torto, ch'essa non si sarebbe confrontata con i singoli parametri delle perizie già esperite. Il TPF ha in effetti spiegato che l'autorità inquirente ha affidato il mandato di valutare le varie proprietà immobiliari poste sotto sequestro all'Ufficio cantonale di stima, che ha fra le sue mansioni principali l'allestimento di perizie immobiliari. Questo Ufficio ha precisato che le perizie sono eseguite al valore commerciale (venale) e attuale degli immobili esaminati, elencando i criteri di valutazione generali utilizzati per determinarlo, ossia tenendo conto in particolare dell'importanza della località in cui sono ubicati, dello sviluppo residenziale, industriale e commerciale della regione, dei prezzi pagati per le compravendite pubbliche e private, del valore di reddito accertato sulla base dei contratti di locazione, del valore dei fabbricati in rapporto alle dimensioni e al genere della costruzione, come pure in relazione alle norme pianificatorie applicabili. Inoltre, per ogni immobile è stato esperito un sopralluogo. Per determinare il valore reale, il perito cantonale ha applicato il metodo tradizionale, consistente nella ponderazione tra il valore reale del fondo e il suo valore di reddito. Il TPF ne ha concluso che l'attendibilità e l'attualità di queste perizie non potevano pertanto essere messe in discussione. 
 
3.3. Il ricorrente non si confronta del tutto con queste considerazioni. Egli, fondandosi, in maniera difficilmente comprensibile, per alcuni fondi sui valori di stima ritenuti dal citato Ufficio e per altri su quelli dei periti di parte aggiungendovi i valori patrimoniali depositati sui conti correnti, indica un valore complessivo di beni sequestrati di fr. 3'964'016.--. Il TPF ha per contro ritenuto che la valutazione dell'Ufficio ammonta a complessivi fr. 7'010'000.--, quella delle perizie di parte a fr. 8'128'150.--, ossia a una differenza nominale di fr. 1'118'150.--. L'istanza precedente ha esaminato compiutamente anche le perizie di parte prodotte dal ricorrente commissionate a vari architetti. Ha poi confrontato per ogni particella il valore ritenuto dall'Ufficio con quello calcolato dagli architetti incaricati dal ricorrente. Ha accertato che i criteri di valutazione utilizzati dai differenti periti sono sostanzialmente gli stessi, mentre sono decisamente diversi i parametri applicati per la determinazione dei valori, indicandone dettagliatamente le differenze. Ha rilevato che sebbene le perizie siano state allestite seguendo criteri piuttosto simili, l'Ufficio ha applicato parametri più prudenti sia rispetto al valore reale sia riguardo al calcolo del valore di reddito dei vari immobili.  
 
Ammessa la serietà e la fondatezza delle perizie prodotte dal ricorrente, ha considerato nondimeno più attendibili, per due motivi, i parametri prudenziali utilizzati dall'Ufficio di stima: da una parte, perché la realizzazione dei fondi sequestrati nell'ambito di un'asta pubblica potrebbe difficilmente aver luogo al loro valore effettivo, ossia a quello ottenibile nel quadro di una libera contrattazione tra privati, e dall'altra, perché per quattro fondi non sarebbe possibile, nelle due ipotesi, ottenerne il pieno valore. Ciò poiché questi ultimi sono stati adibiti per lungo tempo a ritrovi pubblici legati al mondo della prostituzione, per cui un loro possibile utilizzo per altre attività deve tener conto di ingenti spese di trasformazione e di ristrutturazione. L'accenno di critica a questo apprezzamento, fondato su motivi seri e oggettivi, non ne dimostra affatto l'insostenibilità e, quindi, l'arbitrarietà (DTF 138 I 49 consid. 7.1 e rinvii). 
 
Del resto, dando la preferenza tra due metodi di calcolo ritenuti entrambi attendibili e attuali, a quello fondato su parametri più prudenziali, il TPF non ha leso il principio di proporzionalità, visto che ha altresì ricordato che in caso di plusvalenza nella realizzazione forzata dei fondi sequestrati, la stessa spetterà al ricorrente. 
 
3.4. Il TPF, ritenuto un presunto illecito derivante dalle infrazioni alla LIFD di fr. 2'023'000.-- e da quelle alla LIP di un importo di fr. 1'052'000.--, ha accertato un ammontare complessivo dei beni posti sotto sequestro, dedotti gli aggravi ipotecari, di fr. 3'075'000.--, pari quindi alla somma totale dei presunti illeciti. Il ricorrente non si confronta con queste motivazioni, né tanto meno tenta di dimostrarne l'arbitrarietà.  
 
4.  
 
4.1. Il ricorrente critica la prassi del TPF, al suo dire non sorretta da una base legale sufficiente, di riscuotere un anticipo delle spese nella procedura di reclamo nell'ambito del DPA, l'accenno al CPP essendo, nella fattispecie, ininfluente. Richiamando a torto la sentenza 1C_224/2012 del 6 settembre 2012 relativa a tutt'altra fattispecie, segnatamente alla questione di sapere chi deve sostenere i costi delle infrastrutture di una Commissione federale di stima (consid. 1.3), egli sostiene che occorrerebbe accertare che detta prassi sarebbe illecita. La richiesta di versare un anticipo gli comporterebbe infatti un pregiudizio irreparabile.  
 
4.1.1. La censura è inammissibile già per il fatto che nelle conclusioni il ricorrente non chiede di annullare o di accertare la nullità di detta richiesta. L'assunto è inammissibile anche per un altro motivo. Non si comprende, né tanto meno il ricorrente cerca di dimostrarlo, perché la richiesta di un anticipo di fr. 1'500.-- per il reclamo, importo da lui versato, comporterebbe, contrariamente a quanto stabilito dalla giurisprudenza, un siffatto pregiudizio (DTF 138 III 94 consid. 2.4; sentenza 1B_135/2013 del 26 giugno 2013 consid. 1.4).  
 
4.1.2. Per di più, mal si capisce quale interesse pratico e attuale ha il ricorrente a criticare per la prima volta dinanzi al Tribunale federale l'anticipo da lui già pagato, senza aver anticipatamente sottoposto la questione al TPF. Dagli atti di causa risulta che nel suo reclamo il ricorrente non ha criticato la prassi dell'istanza precedente, notoria e pubblicata sul suo sito Internet, di richiedere anticipi (decreto n. BV.2011.10 del 7 giugno 2011). Invitato dal TPF a fornire l'anticipo delle spese, il ricorrente ha versato la somma richiesta.  
 
Ora, l'art. 5 cpv. 3 Cost. impone alle parti di agire secondo il principio della buona fede, regola che si applica segnatamente anche ai diritti di procedura dedotti dall'art. 6 CEDU. La parte che si rende conto che una regola di procedura sarebbe stata disattesa a suo scapito, non può pertanto lasciare che il procedimento segua il suo corso senza reagire, allo scopo di riservarsi, come nella fattispecie, di far valere in seguito la nullità del giudizio impugnato. Siffatte manovre dilatorie non sono ammissibili. La parte che rinuncia volontariamente a far valere l'asserita violazione di una regola di procedura dinanzi a un giudice, che potrebbe sanarne le conseguenze, di massima non può più prevalersene dinanzi al Tribunale federale (DTF 138 I 97 consid. 4.1.5 e rinvii). In concreto il ricorrente, patrocinato da un avvocato (cfr. DTF 138 I 49 consid. 8.3.2 in fine pag. 54), avrebbe dovuto sollevare già dinanzi al TPF le menzionate censure e non attendere l'esito a lui sfavorevole dei reclami per addurle. Dopo che egli ha versato l'anticipo richiesto, senza sollevare critiche al riguardo, non sussiste più alcun interesse pratico e attuale all'esame di questa censura, il Tribunale federale non dovendo esaminare questioni meramente teoriche (DTF 137 IV 87 consid. 1; 137 I 23 consid. 1.3.1). Ciò vale a maggior ragione ritenuto che il ricorrente sottolinea la possibilità di presentare altri reclami dinanzi al TPF, motivo per cui potrà ulteriormente sottoporgli dette censure. Questo, contrariamente all'assunto ricorsuale, ricordato che non spetta di massima al Tribunale federale esprimersi quale prima e ultima istanza su una questione litigiosa, non costituisce manifestamente un onere sproporzionato. 
 
4.2. Il ricorrente critica infine l'ammontare, al suo dire eccessivo, della tassa di giustizia.  
 
4.2.1. In tale ambito giova dapprima ricordare che il giudizio accessorio sulle spese e ripetibili contenuto in una decisione incidentale non è di massima suscettibile di causare un pregiudizio irreparabile ai sensi dell'art. 93 cpv. 1 lett. a LTF. Esso può fare l'oggetto di un ricorso immediato al Tribunale federale unicamente nel quadro di un ricorso contro la decisione incidentale sul punto principale, a condizione che tale rimedio giuridico sia proponibile giusta l'art. 93 cpv. 1 LTF: ambedue le condizioni sono adempiute in concreto. In caso contrario, è possibile contestare la ripartizione delle spese e delle ripetibili solo nel ricorso rivolto contro la decisione finale (art. 93 cpv. 3 LTF; DTF 138 III 94 consid. 2.3; 132 IV 63 consid. 5.3; 135 III 329 consid. 1.2 e 1.2.2).  
 
4.2.2. Il ricorrente adduce un pregiudizio irreparabile riguardo all'accollamento della tassa di giustizia di fr. 3'000.--. Richiamando la DTF 135 III 329 consid. 1.2.1, sostiene che l'istanza precedente potrebbe spiccare nei suoi confronti precetti esecutivi relativamente agli importi scoperti. L'assunto è privo di fondamento. Egli parrebbe infatti misconoscere che il suo reclamo, a ragione come si è visto, è stato respinto. Il TPF ha rilevato che secondo l'art. 25 cpv. 4 DPA, l'onere delle spese dev'essere determinato secondo l'art. 73 della legge federale del 19 marzo 2010 sull'organizzazione delle autorità penali della Confederazione (RS 173.71), che rinvia a sua volta al regolamento del 31 agosto 2010 del TPF sulle spese, sugli emolumenti, le ripetibili e le indennità della procedura penale federale (RS 173.713.162; RSPPF). Quest'ultimo non contiene tuttavia indicazioni circa l'onere delle spese giudiziarie, motivo per cui l'istanza precedente applica per analogia l'art. 66 cpv. 1 LTF, secondo cui di regola le spese sono addossate alla parte soccombente.  
 
 Il ricorrente, incentrandosi sull'anticipo, non si confronta con questa conclusione, per cui su questo punto il ricorso è inammissibile per carenza di motivazione (art. 42 LTF). D'altra parte, ricordati i valori degli immobili sequestrati e il fatto ch'egli non fa valere che anche i ricavi degli affitti derivanti dagli stessi sarebbero sequestrati, la critica mossa all'ammontare delle spese chiaramente non regge. Del resto, rilevato che la tassa di giustizia, da fissare in funzione dell'ampiezza e della difficoltà della causa, del modo di condotta processuale, della situazione finanziaria delle parti e dell'onere di lavoro della cancelleria, può variare da un minimo di fr. 1'000.-- a un massimo di fr. 100'000.-- (art. 5 e 7 RSPPF), le disquisizioni ricorsuali sul suo ammontare, visto il valore litigioso della vertenza, non dimostrano che l'importo complessivo richiesto, che si situa nel limite inferiore degli emolumenti, violerebbe il diritto federale (cfr. DTF 132 IV 63 consid. 5.4; sentenza 1B_104/2008 del 16 settembre 2008 consid. 4.5). L'istanza inferiore ha infatti dovuto analizzare compiutamente numerose perizie relative a diversi fondi, per cui la circostanza ch'essa ha esaminato più ricorsi in parte analoghi, non è decisiva. 
 
5.   
In quanto ammissibile, il ricorso dev'essere pertanto respinto. Le spese seguono la soccombenza (art. 66 cpv. 1 LTF). La domanda di gratuito patrocinio e di assistenza giudiziaria dev'essere respinta, già per il fatto che le conclusioni del gravame erano prive fin dall'inizio di probabilità di successo (art. 64 cpv. 1 LTF). Per di più, come già dinanzi al TPF, che ha pertanto rettamente rifiutato la domanda, anche in questa sede il ricorrente non ha fornito i documenti ufficiali necessari per poter valutare il suo stato di asserita indigenza, espressamente richiesti con scritto del 27 febbraio 2014 dal Tribunale federale in seguito alla produzione di un certificato cantonale per l'ammissione all'assistenza giudiziaria incompleto. Lettera alla quale il ricorrente non ha dato seguito. Del resto, con scritto del 3 marzo 2014 l'AFC ha precisato che i ricavi da affitti e le spese derivanti dagli immobili posseduti dal ricorrente non sono oggetto di sequestro, per cui questi redditi sono a sua disposizione. Non si attribuiscono ripetibili alle autorità vincenti (art. 68 cpv. 3 LTF). 
 
 
Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:  
 
1.   
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto. 
 
2.   
La domanda di assistenza giudiziaria è respinta. 
 
3.   
Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico del ricorrente. 
 
4.   
Comunicazione al patrocinatore del ricorrente, all'Amministrazione federale delle contribuzioni e alla Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale. 
 
 
Losanna, 2 giugno 2014 
 
In nome della I Corte di diritto pubblico 
del Tribunale federale svizzero 
 
Il Presidente: Fonjallaz 
 
Il Cancelliere: Crameri